A misura di bambino - 100 Anni di mobili per l'infanzia in Italia

La mostra presenta oltre 250 pezzi originali di mobili e arredi “a misura di bambino” per la casa e per la scuola, da quelli comuni e seriali a quelli di grandi autori, che consentiranno una visione completa del percorso storico dalla fine dell’ ’800 fino alla modernità.


La mostra

Gli arredi si sa vengono sostituiti e i mobili, seguendo le mode, finiscono nelle cantine, dai robivecchi e negli appartamenti dei portieri. Di solito questo accadeva a ogni cambio di generazione; per quanto riguarda i mobili per bambini la loro permanenza nelle case era strettamente legata alla crescita: a volte passavano ai fratelli minori insieme ai vestiti, ma si può dire che erano di passaggio come le balie e le tate: rapidamente non se ne aveva più bisogno e si doveva trovare un’altra sistemazione.

Questo lavoro ha preso spunto da una collezione privata realizzata in oltre 19 anni da Maurizio Marzadori fondatore di Freak Andò, ed è poi stato sviluppato studiando i luoghi deputati delle arti decorative, le esposizioni, le riviste, gli archivi delle ditte e degli autori, il mercato antiquario, le collezioni dei privati e quelle degli eredi. Sono stati presi in esame solo i mobili per bambini piccoli ed esclusi quelli per ragazzi che ebbero molta diffusione dagli anni trenta in poi ma che non hanno mai caratteristiche originali né di grande fantasia.

La mostra e il libro hanno inizio con la documentazione della produzione dei mobili per bambini in faggio curvato che l'austriaca ditta Thonet intorno al 1880, produceva ed esportava in Italia attraverso la sua sede a Milano. E’ un capitolo interessante perché nel 1900 circa, si formano in Italia molte piccole industrie che imitano la produzione Thonet e Kohn, attive fino alla soglia della seconda guerra mondiale (foto 091 + foto 001 + foto 005 + foto 518 + foto 013).

La sezione scuola, assai vasta, affronta le innovazioni significative e interessanti sia dal punto di vista sia del design sia dal punto di vista dei processi di scolarizzazione ed evoluzione culturale.

All’inizio del secolo Maria Montessori rinnova i metodi dell’insegnamento della prima infanzia occupandosi anche dell’ambiente e specificatamente dei mobili per gli asili.

Contemporaneamente nelle campagne infestate dalla malaria intorno alla capitale nascono piccole “Scuole Rurali”, ed il loro ideatore, il pedagogo Luigi Marcucci, disegna sedili rustici e cattedre pieghevoli adatti a queste scuole itineranti (foto 532 + foto 050).

Inizia in quel periodo l’interessante fenomeno dei mobili in stile regionale (foto 061 + foto 002).

Nel 1918 circa il pittore futurista Giacomo Balla disegna e fa eseguire una camera da letto per sua figlia, utilizzando con grande anticipo il concetto di gioco nell’arredo infantile, segnando un’importante svolta (nella mostra è presente un suo salottino).

Dal 1920 ditte specializzate producono stanze per bambini, spesso collaborando con artisti: è il caso della ditta Lenci di Torino che alle famose bambole Lenci affianca una produzione di mobili e suppellettili destinati all’infanzia molto fantasiosi e colorati, disegnati prima da Gigi Chessa e poi Mario Sturani (foto 059 + foto 119+ foto 055).

Le favole e le illustrazioni per l’infanzia diventano spunti decorativi, come testimonia uno straordinario dondolino dell’inizio del ’900 con le fiancate sagomate a forma di gallo chiaramente desunto da un abbecedario ottocentesco (foto 514). Altro esempio è dato dalla bellissima stanza dedicata a Pinocchio del 1928 (foto 030 + foto 127). Un ruolo importante è ricoperto dal grande illustratore del “Corrierino dei Piccoli” Antonio Rubino di cui sono esposti due splendidi lettini (foto 075 + foto 096) e un’intera cameretta che è l’unico insieme del genere custodito in Italia in un museo (foto A).

Durante gli anni Trenta le forme irrigidite dello stile Deco penetrano anche nel mondo infantile attraverso i mobili inventati dai grandi architetti razionalisti, come quelli che Giuseppe Pagano disegna per una famosa villa in Piemonte nel 1930 o l’intero arredo di un asilo di Como disegnato da Giuseppe Terragni nel 1936. La scuola viene piuttosto "militarizzata" durante il fascismo e anche gli arredi sono più austeri; il tubo in metallo curvato, spesso abbinato al linoleum, viene ampiamente usato dall’Opera Nazionale Balilla e nelle istituzioni pubbliche dedicate all’infanzia (foto 042 + foto 103 + foto 116 + foto 054).

Nel secondo dopoguerra, materiali nuovi come il compensato curvato o la formica, considerati lavabili e igienici, determinano anche nuove forme estetiche (foto 022).

Ditte interessanti come la Reguitti, specialista di mobili pieghevoli, inventano nuovi modelli di seggioline e banchetti da casa che hanno una grande fortuna (foto 044 + foto 046 + foto 088).

Accanto allo svolgersi delle mode e delle ricerche tecnologiche e di design, alcuni modelli classici sono sempre usati e presenti nelle case: la seggiolina popolare, le poltroncine in midollino (foto 039 + foto 527).

Negli anni Sessanta accanto a prodigiose invenzioni di grandi architetti, come Mangiarotti, Mango (foto 048) e Zanuso, il progresso tecnologico con l’invenzione dei materiali plastici imprime una svolta decisiva nel mercato dei mobili per bambini, sia dal punto di vista industriale che formale; famose sono le ditte Artemide e Kartell (foto 526 + foto 053 + foto524).

Come si può constatare, la mostra presenta una storia cronologica degli arredi per l’infanzia nella casa e nella scuola svolta per episodi e autori significativi, chiara e del tutto inedita che corre dalla fine del XIX secolo, quando si sviluppa l'idea di un ambiente per il bambino, fino alla modernità.

I pezzi esposti sono oltre 250, sono tutte opere originali che in gran parte provengono dalla collezione Maurizio Marzadori – Freak Andò e in parte provengono da Musei, Fondazioni, mercanti e privati.

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